Proroga NIS 2 al 31 luglio:L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale ha comunicato che a oggi, circa la metà dei soggetti obbligati ha inserito parzialmente le informazioni richieste per la NIS 2*, mentre oltre mille le hanno già trasmesse all’Autorità nazionale competente.
Il portale dedicato alla compilazione del form presentava alcuni campi poco intuitivi e molte aziende hanno inizIato ad aprire segnalazioni per richiedere chiarimenti.
Un esempio pratico è il campo “spazio di indirizzamento IP e nomi di dominio”, che non permetteva di inserire indirizzi IPv6 (limitazione non esplicitata).
Alla luce di queste criticità, è stato proposto di riservare la proroga al 31 luglio solo a chi avesse segnalato un problema, ma la conseguente ondata richieste ha spinto l’Authority a estenderla a tutte le imprese.
Il rinvio concesso al 31 luglio 2025 diventa un’opportunità, un’occasione per rafforzare davvero la postura di sicurezza, evitando il classico rush finale e il rischio di sanzioni salate.
Due mesi in più permettono di:
Le minacce non aspettano le scadenze.
Rimandare decisioni e investimenti ora significa esporsi comunque a un rischio crescente di violazioni e downtime.
ACN ha già fatto capire che, finita la proroga, le verifiche verranno effettivamente svolte. Chi avrà sfruttato bene questo periodo si troverà in vantaggio competitivo: potrà dimostrare conformità, affidabilità e potrà proporre servizi più sicuri ai clienti.
Questo rinvio è tempo prezioso che puoi sfruttare per avere un’infrastruttura più resiliente, dipendenti formati e clienti fidelizzati.
* A chi si applica la direttiva NIS 2
La NIS 2 non riguarda tutte le aziende, ma si rivolge in modo specifico a entità medio-grandi con almeno 50 dipendenti e un fatturato annuo superiore a 10 milioni di euro, operanti in settori considerati essenziali o importanti per il funzionamento della società.
Tra i settori coinvolti rientrano, ad esempio: energia, sanità, trasporti, infrastrutture digitali, servizi cloud, telecomunicazioni, finanza, pubblica amministrazione e gestione rifiuti.
Sono generalmente escluse le micro e piccole imprese, salvo casi specifici, come:
In questi casi, anche un’azienda di dimensioni ridotte potrebbe essere coinvolta e soggetta agli obblighi previsti dalla direttiva.